Man Ray, cadeau, 1921.
Quando arriva a Parigi nel 1921 prende un ferro da stiro e ci incolla sopra dei chiodi. Le allusioni erotiche e violente sono evidenti, ” con questo potete ridurre un vestito a brandelli” faceva notare Man Ray.
Man Ray ci offre il suo squarcia-tele, che non stira, non riporta ogni cosa alla stessa luce e alla stessa prospettiva, no, perché quello lo fa solo chi non ha capito cosa sia davvero la semplicità, ed in quali contesti abbia un effettivo valore. Questo oggetto si assume il rischio di contraddire la morale del quieto vivere, proponendosi con estrema sincerità ed apertura, come regalo vero e proprio, regalo prezioso. Questo "cadeau" non appiattisce, non aggiunge altri versi alle odi adulatorie della superficialità, anzi: distrugge la superficie.
Laddove il tradizionale ferro da stiro serviva a perfezionare quella benda che - più o meno consapevolmente - la società bramava di mettersi davanti agli occhi, il ferro chiodato pone il suo intervento distruttivo e salvifico, fermando prima che si completi ogni voluttà superficialistica, e aprendo la tela alla luce, o al buio, aprendo allo sguardo quel chiaroscuro di ombre colorate che è la realtà.
L'importante è che venga usato. E' agghiacciante (e forse al contempo fa sorridere, ma in verità queste due emozioni vanno non di rado di pari passo...) sapere che qualcuno guarderà questo paradosso tridimensionale e sorriderà. Man Ray ci ha regalato l'energia con cui la società potrebbe finalmente se stessa per creare se stessa. Il ferro da stiro è design, è società, è storia. Ma il suo valore aggiunto qui è arte, è senza tempo, è potenzialmente ovunque e sempre, ovunque e sempre lo si accetti e se ne senta il bisogno.
Pazienti ragni industriali, o freudiane Penelopi masochiste, hanno costruito e costruiscono una tela per fabbricare il cuscino che sosterrà la nostra testa quando - priva di vita - perderà coscienza, sul morbido tepore del certo, del bello, del buono, del giusto...
Fermiamo tutto questo, stop! - grida Man Ray, prima che la tela ci soffochi, prima che finisca la luce e l'aria, e prima che la nostra esperienza del mondo si riduca a quella che qualcun altro ha voluto che fosse. Squarciamo giocosamente ciò che ci è costato tanti sforzi, prima che ci fagociti. Riconquistiamo la nostra libertà di creare, e riscopriamola innanzitutto distruggendo, de-formalizzando, perché c'è sempre tempo per formalizzare.
Regaliamo il regalo di Man Ray, il taglierino di Fontana, il soffio grazie al quale i buddhisti soffiano via con leggerezza e gioia autentica i loro mandala, ricordiamoci di essere vivi, lasciamo un segno. Cancelliamolo, lasciamone un'altro.
I nostri regali disturberanno, inquieteranno, non lascieranno dormire, ma qualcuno forse capirà. Vivere non è dormire. Vivere è essere acuti, acuti come i chiodi di questo "strano" ferro da stiro, che punge, ferisce, ma almeno lascia un segno, questo ferro da stiro che mi ha ispirato tutta questa digressione, e che spero ispirerà ancora tanti e tanti...
Laddove il tradizionale ferro da stiro serviva a perfezionare quella benda che - più o meno consapevolmente - la società bramava di mettersi davanti agli occhi, il ferro chiodato pone il suo intervento distruttivo e salvifico, fermando prima che si completi ogni voluttà superficialistica, e aprendo la tela alla luce, o al buio, aprendo allo sguardo quel chiaroscuro di ombre colorate che è la realtà.
L'importante è che venga usato. E' agghiacciante (e forse al contempo fa sorridere, ma in verità queste due emozioni vanno non di rado di pari passo...) sapere che qualcuno guarderà questo paradosso tridimensionale e sorriderà. Man Ray ci ha regalato l'energia con cui la società potrebbe finalmente se stessa per creare se stessa. Il ferro da stiro è design, è società, è storia. Ma il suo valore aggiunto qui è arte, è senza tempo, è potenzialmente ovunque e sempre, ovunque e sempre lo si accetti e se ne senta il bisogno.
Pazienti ragni industriali, o freudiane Penelopi masochiste, hanno costruito e costruiscono una tela per fabbricare il cuscino che sosterrà la nostra testa quando - priva di vita - perderà coscienza, sul morbido tepore del certo, del bello, del buono, del giusto...
Fermiamo tutto questo, stop! - grida Man Ray, prima che la tela ci soffochi, prima che finisca la luce e l'aria, e prima che la nostra esperienza del mondo si riduca a quella che qualcun altro ha voluto che fosse. Squarciamo giocosamente ciò che ci è costato tanti sforzi, prima che ci fagociti. Riconquistiamo la nostra libertà di creare, e riscopriamola innanzitutto distruggendo, de-formalizzando, perché c'è sempre tempo per formalizzare.
Regaliamo il regalo di Man Ray, il taglierino di Fontana, il soffio grazie al quale i buddhisti soffiano via con leggerezza e gioia autentica i loro mandala, ricordiamoci di essere vivi, lasciamo un segno. Cancelliamolo, lasciamone un'altro.
I nostri regali disturberanno, inquieteranno, non lascieranno dormire, ma qualcuno forse capirà. Vivere non è dormire. Vivere è essere acuti, acuti come i chiodi di questo "strano" ferro da stiro, che punge, ferisce, ma almeno lascia un segno, questo ferro da stiro che mi ha ispirato tutta questa digressione, e che spero ispirerà ancora tanti e tanti...
FONTI:
http://www.ailadi.it/course/?page_id=3
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